
La pastorizia è sempre più spesso una scelta di vita
Il pastore: un mestiere che è anche una scelta di vita. Ma come si diventa pastori? Se è vero che tanti pastori sono a loro volta figli di pastori, infatti, è vero anche che molti altri provengono da tutt’altro ambiente: magari dalla città, dove decidono di mollare tutto per trasferirsi in campagna o in montagna con gli animali.
Sarà forse per il peso crescente che sta assumendo il tema dell’agricoltura e della ruralità all’interno del dibattito pubblico, così come per la posizione d’onore che oggi sono tornate ad occupare le attività legate a questi settori, fatto sta che si sente sempre più spesso parlare di pastorizia e di sistemi di produzione d’origine. Un’inversione d’interesse dovuta in parte anche alla ricerca del cibo buono e sano ed alla consapevolezza della sua provenienza.
Pastori nomadi, transumanti e stanziali: che differenza c’è?
In Italia ci sono centinaia di pastori: allevano, gestiscono e conducono al pascolo greggi di ovini e caprini su montagne e valli. Lo fanno per storia o per passione. Alcuni di loro, soprattutto al Nord (e perlopiù in Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige), scelgono addirittura di diventare pastori nomadi, il che significa che per 365 giorni all’anno si muovono insieme alle greggi. Altri pastori, più che nomadi, sono transumanti, e quindi si spostano solo nella stagione estiva, generalmente da fondovalle al sito dell’alpeggio. Altri ancora, invece, sono stanziali, con un’unica sede fissa dotata di stalle e pascoli circostanti.
La pastorizia ovicaprina
Focalizziamoci un attimo sulla pastorizia ovicaprina, quindi quella dedicata a pecore e capre. La realtà delle piccole e medie aziende di questo tipo, con annesso laboratorio di trasformazione, è da qualche anno in aumento in Italia. Se la produzione di lana è, nel Belpaese, un’attività piuttosto sporadica, molto più comune è la produzione di carni, formaggi e latticini di vario genere.
Così come per cani e gatti, anche capre e pecore appartengono a razze specifiche, che tanto ricordano dei cognomi nobili. Per esempio, tra le razze più comuni nel nord Italia, abbiamo la signora Biellese, la dama Delle Langhe, l’aristocratica Frabosana-Roaschina, miss Savoiarda, e le signorine Garessina, Tacola, Fiurinà, Vallesana e Sempione. Il tutto per un ammontare, solo in Piemonte, di un patrimonio ovicaprino di 179 mila capi, secondo i dati 2009 dell’Assessorato Regionale alla Sanità.
Non tutti sanno, peraltro, che le attività di pascolo creano un vero e proprio paesaggio pastorale che diventa spesso sinonimo di biodiversità. Ci avete mai fatto caso che le vallate alpine della transumanza dove pascolano le greggi, nutrendosi e concimando naturalmente il terreno, sono ricchissime di fiori e i loro prati sono sempre verdi? Formaggi saporiti, distese floride e verdeggianti: non suona quasi come una fiaba?
Diventare pastori: ci sono anche dei rischi
Quando si decide di diventare pastori, però, non sono pochi i pericoli in cui si rischia di incorrere. Primo fra tutti, la minaccia del lupo. Secondo i dati forniti dall’Ispra, negli ultimi anni la popolazione dei lupi è sensibilmente aumentata in tutta Italia, raggiungendo una cifra complessiva di circa 3300 esemplari, di cui 950 solo nelle regioni alpine.
Le segnalazioni di attacchi a greggi e mandrie continuano a crescere. E questo perché le recinzioni, spesso, non sono sufficienti a scongiurare il pericolo, e così il mestiere storico della pastorizia diventa sempre più difficile ed oneroso ed è sempre più complesso mantenere alti i numeri delle greggi e riuscire a produrre latticini e carni.
Questa è anche una delle ragioni per cui Coldiretti ha più volte sottolineato l’importanza della prevenzione, della ristrutturazione delle stalle e della costruzione di sistemi d’allarme che possano salvaguardare l’attività pastorale. Come la maggior parte di noi sa, infatti, se i prodotti della pastorizia dovessero scomparire, ne risentirebbero non sono l’attività di allevamento ed il turismo locale, ma anche una enorme parte di tradizione del nostro Belpaese.