Guerra in Ucraina: gli assalti al supermercato sono davvero motivati?

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Coldiretti: “Nonostante la guerra, la psicosi degli acquisti al supermercato non ha senso in un Paese come l’Italia”

Con la guerra in Ucraina scoppiata lo scorso 24 febbraio, è già cominciato l’assalto al supermercato, sia in Italia sia in altri Paesi europei. Molte le famiglie che hanno deciso di fare scorte di cibo per i prossimi mesi in previsione di un periodo di carestia dovuto allo stop delle importazioni.

Sembra di essere ripiombati ai tempi del primo lockdown, quando gli scaffali dei negozi si svuotavano in poche ore. Una psicosi che si sta ripetendo anche adesso che in Ucraina imperversa in conflitto con la Russia.

Unicoop Firenze, per esempio, è stata costretta a fissare dei limiti per l’acquisto di prodotti come olio di girasole, farina e zucchero. Lo stesso succede in altri supermercati della penisola. Ma questa corsa all’accaparramento è davvero motivata? In realtà, no. Ecco perché.

  • La grande distribuzione è stata chiara: al momento non ci sono rischi relativi alla mancanza di prodotti nei supermercati;
  • Anche Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, sentito da Fanpage, ha precisato che “i limiti all’acquisto che sono stati imposti nei supermercati sono solo un modo per evitare una corsa accaparramento, che in questo momento è assolutamente ingiustificata, più che un’effettiva indisponibilità. Non c’è una carenza dei prodotti”;
  • L’unico prodotto che potrebbe subire i contraccolpi della guerra è il frumento tenero. “Noi importiamo da Kiev l’80% dell’olio di semi di girasole, mentre il frumento tenero non viene solo dall’Ucraina, che è il settimo o ottavo produttore di frumento tenero per l’Italia. Ma c’è un problema complessivo di frumento tenero generato dalla limitazione all’export dell’Ungheria, che è invece il principale fornitore di frumento tenero in Italia. Questo potrebbe portare a una carenza della fornitura. Lo zucchero proviene da diverse parti del mondo, in buona parte dall’Unione europea, anche dall’Est europeo”, ha detto Bazzana;
  • Non per questo bisogna avere paura di non trovare più frumento, in quanto “noi come Italia – ha proseguito Bazzana – abbiamo una produzione di prodotti da forno, da frumento tenero, e di pasta, fortemente orientata all’esportazione. Noi facciamo molto di più di quello che ci serve, come produzione nazionale. Circa il 45-50% dei prodotti da forno, cioè pane biscotti, grissini, dolci da ricorrenza, e circa il 50% della pasta sono destinati all’esportazione. Quindi produciamo più di quello che consumiamo. In quest’ottica, se dovessimo esportare tutto quello che esportiamo solitamente, potremmo avere delle difficoltà”;
  • Nel dettaglio, guardando solo alla pasta, le razzie di pacchi ai supermercati sono immotivate e rischiose secondo Coldiretti. In primis perché la produzione nazionale di pasta copre il 62% del fabbisogno totale, quindi ben oltre il quantitativo necessario a soddisfare le necessità interne (anche perché e facile immaginare un taglio ai 27 milioni di euro di pasta esportati in Russia nel 2021). In secondo luogo, secondo l’associazione, l’assalto agli scaffali rischia solo di alimentare le speculazioni in un Paese come l’Italia che è leader mondiale nella produzione di pasta “con ben 3,5 milioni di tonnellate, delle quali ben 1,9 milioni destinate all’esportazione”. In terzo luogo, l’accumulo di scorte e gli accaparramenti potrebbero provocare inutili sprechi di prodotti alimentari, a maggior ragione dopo le rassicurazioni delle principali catene di distribuzione. Solo in Italia, infatti, vengono sprecati quasi 31 chili di prodotti alimentari a persona ogni anno, per un valore complessivo di quasi 7,4 miliardi euro (fonte: Waste Watcher International);

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