
Da sempre, il Natale è sinonimo di condivisione, un concetto che nasce dalla religione, ma che poco alla volta si è esteso a significato comunitario perfettamente laico. Natale è anzitutto dono, ed è da qui che hanno origine i regali.
Un dono non è altro che la concretizzazione di un affetto, trasformare il proprio sentimento sotto forma di regalo, investire denaro per acquistarlo e poi offrirlo a chi si vuol bene. Una via privilegiata per entrare in empatia con le persone a noi care.
In questo scambio, si condivide gioia e se ci riflettiamo bene, capiamo che possediamo solo ciò che doniamo, quello che invece tratteniamo, non lo possediamo ma è lui a possederci. Quanto più un gesto è sincero, tanto più non si pretende che esso debba essere ricambiato: si dona senza voler ricevere nulla in cambio, non è forse questo il vero spirito del Natale?
La condivisione è prima di tutto un dono, ciò vuol dire privarsi di tempo e denaro per trasformare i propri buoni sentimenti in sorrisi altrui. Oggi però il concetto di condivisione sta diventando qualcosa di differente dal significato originario, complice la tecnologia, che “retweet dopo retweet”, condividi dopo condividi, sposta il baricentro della parola verso nuove aree semantiche.
La rete infatti sta infatti plasmando una mentalità di condivisione che è sostanzialmente scambio. Quindi non dono ma scambio. Non si condivide dunque per offrire, ma all’interno di una logica che unisce il dare ed il ricevere come regola comune. Quindi, se in un rapporto privato, il dono natalizio è pienamente accettato e valorizzato, in una dimensione comunitaria invece, il dono perde forza all’interno delle dinamiche uno-molti che si vengono ad instaurare.
Cos’è che si perde? Sicuramente la dimensione privata, il rapporto uno ad uno, l’intimità. Quando si condivide online, non si perde nulla: si moltiplica un qualcosa di cui si dispone (un’immagine, un post). Il nuovo concetto di condivisione dunque non implica alcuna privazione per sé: si tratta di un dono senza alcun costo ed il più delle volte senza impegno.
Va da sé che il concetto originario di condivisione viene così svuotato ed il Natale diventa consumismo nel momento in cui il dono diventa un obbligo. Per questo motivo mettere in gioco il significato del Natale non è una semplice consuetudine, ma è uno sforzo da compiere se si desidera vivere un certo spirito natalizio.
Il Natale può ancora essere condivisione purché si dia un vero e proprio significato a ciò che si fa. Quando dietro ad una condivisione c’è anche consapevolezza, un pensiero che si concretizza in dono che arricchisce gli altri attraverso un’elaborazione propria, allora vuol dire che ci si è messi nella posizione di privarsi di un qualcosa per offrirlo agli altri.
Quando un dono scatena un sorriso, si diventa parte attiva di un movimento che tocca le anime ad una ad una, singolarmente, pur dentro una comunità. Questa è la vera condivisione e se ci impegniamo un pochino, non sarà difficile recuperare tale valore.
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