
Il commercio estero del cibo Made in Italy non è mai andato così bene
Lunga vita al cibo Made in Italy, il cui export non è mai andato così bene come nei primi cinque mesi del 2022. Ebbene sì: nonostante la pandemia e i suoi lockdown in tutto il mondo, nonostante la guerra in Ucraina, il grano bloccato nei porti, i mai tanto precari equilibri geopolitici esterni, il cambiamento climatico, il caro-energia, l’aumento dei prezzi delle materie prime e chi più ne ha, più ne metta, il settore alimentare italiano si è dimostrato vincitore anche quest’anno.
A rivelarlo è l’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero, secondo cui, da gennaio a maggio 2022, le esportazioni dei nostri prodotti alimentari sono aumentate del 21% rispetto al record annuale di 52 miliardi registrato nel 2021.
In quali paesi esportiamo più cibo?
Il principale mercato di sbocco del cibo Made in Italy rimane la Germania (con un tasso di crescita della domanda del 15% nel 2022), seguita dagli Stati Uniti (+20%), mentre al terzo posto troviamo la Francia (+21%). Ma la richiesta di specialità italiane è cresciuta tantissimo anche nel Regno Unito (+25%) e in Turchia (+23%).
I prodotti di maggior successo del Made in Italy sono i grandi evergreen, con il vino in pole position e l’ortofrutta in seconda posizione.
“Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale, serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”, ha fatto presente il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export. “Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate”, ha aggiunto.
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