
Nel Carnevale ci sono tante parole, ma sapete davvero da dove arrivano?
Mini-Dizionario del Carnevale… di cosa si tratta? Nel periodo del Carnevale, festa amata da grandi e piccini celebrata nei paesi di tradizione cristiana tra febbraio e marzo, si dicono tante parole: coriandoli, maschere, frappe, martedì grasso… ma che cosa vogliono dire e da dove arrivano esattamente? Per spiegarvelo, abbiamo utilizzato i significati del sito dell’Enciclopedia Treccani e abbiamo realizzato il Mini-Dizionario del Carnevale di QUI – Eventi sul Territorio.
Partiamo dalla parola più importante: CARNEVALE!
CARNEVALE
Periodo dell’anno antecedente la Quaresima (il nome deriva dall’espressione latina carnem levare, «toglier la carne»), la cui data di inizio è, secondo alcuni, il giorno di S. Stefano, ma per i più il 17 gennaio. Non di rado, la festa si limita agli ultimi 3 giorni, o addirittura al martedì grasso, che precede il mercoledì delle ceneri e chiude il Carnevale. Nelle chiese di rito ambrosiano (e cioè di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano nel IV sec.), invece, il Carnevale termina con la prima domenica di Quaresima, comprendendo così 4 giorni in più (Carnevalone).
A. «La parola carnevale viene dall’antica espressione spagnola carré en llevar, che indicava un modo particolare (a briglie trattenute) di guidare una ‘carrozza trainata in avanti’; lo stesso tipo di carro poi usato, sin dal Cinquecento, nei cortei carnevaleschi».
B. «Carnasciale (e poi carnascialesco), a differenza di carnevale, viene dall’antica espressione carne(m) laxare; vale, appunto, ‘carnevale’: ed è una forma che, affermatasi nel napoletano quattrocentesco, ha poi avuto larga fortuna grazie ai cortei».
C. «Il carnelevare era, in sostanza, legato al banchetto d’addio alla carne del martedì grasso (di là dall’uso più o meno moderno di quest’ultima espressione)».
CORIANDOLI
A. «Il coriandolo era, nell’antichità, il cor glānduli, letteralmente ‘il cuore della ghianda’, il ‘centro morbido della ghianda’: i cuori che venivano essiccati e che poi, alla fine dell’inverno, venivano sparsi davanti all’entrata delle case con un rito propiziatorio».
B. «Anticamente, i coriandoli erano ‘pallottoline di gesso’ lanciate per gioco durante il Carnevale. E rappresentavano una sorta di esorcismo contro ‘l’ultima neve’: un gesto che voleva propiziare la fine dell’inverno e del freddo».
C. «I coriandoli – che devono il loro nome all’uso, antico, di coprire di zucchero i semi di coriandolo – sono ‘dischetti di carta’ solo dall’Ottocento, grazie all’idea (abbiamo il nome dell’inventore!) di un tal Mangilli da Crescenzago».
FRAPPE (dette anche CHIACCHIERE O BUGIE)
A. «Il nome del dolce di Carnevale è diretta conseguenza della ‘banda di stoffa increspata’; la forma di nastro della frappa ha condizionato il nome del dolce».
B. «Il termine frappa ha una piena corrispondenza con tutta una serie di dolci tipici (fiocchi, fiocchetti, nastrini ecc.). La particolarità è che nel suo caso deve il nome al mastro pasticciere di Ugo di Mont-Pelière: Velino di Frappa (un paese minuscolo a dieci chilometri da Bologna)».
MASCHERA
A. «Da sempre, sin dalle sue origini, la maschera viene indossata per non farsi riconoscere. Per nascondere ritualmente, dietro a un’espressione fissa e artificiale, le fattezze reali di un individuo».
B. «Maschera nel senso di ‘travestimento di tutta la persona’ è attestata già nel primo XIII secolo. Tanto che Meo de’ Tolomei si autodefiniva il Mascia, ‘il Mascherato’, per via del suo vestito verde indossato come una divisa».
C. Maschera vale anche come ‘atteggiamento ipocrita’; ed è un làscito del Manzoni degl’Inni: «La maschera ch’indossi / sì falso e reo ti rende, ecc.».
SFILATA
A. «La parola sfilata viene dall’intransitivo di sfilare, ‘disfare l’infilato’».
B. «La sfilata era, propriamente, il Defilé dei soldati, il ‘passare’ dando ‘mostra di sé’ ecc. Dallo spagnolo ensesfillada, che era il nome di un ‘movimento particolare di ripiego del plotone’: un movimento che “mimava” platealmente l’atto della ritirata in battaglia e che veniva rappresentato in onore di prìncipi e nobili in segno di rispetto».
C. Ma attenzione! «Nel XIV secolo sfilare significava ‘allontanarsi, andarsene via’. Sicché, il denominale sfilata (che ha però tutt’altra datazione), rischiava di significare l’esatto contrario: invece di ‘incedere disposti in fila’, ‘darsi alla fuga – in fila, magari’».
MARTEDÌ (GRASSO)
A. «Il martedì, propriamente il ‘giorno di Marte’, ovvero il Mārtis dĭe(m), ha cominciato ad essere usato in questa forma (e non più il dì di Marte o il marziale, come veniva chiamato in tutti i calendari fino alla fine del XIX secolo e oltre) solo dallo scoppio della prima guerra mondiale. Il martedì dell’attentato di Sarajevo».
B. «Attendere “Il giorno di martedì grasso” è un’espressione proverbiale attestata nell’Annuario di Lombardo da Cremona. S’intendeva con ‘questo giorno’ il momento in cui, nel contado lombardo, il monastero di San Cristoforo incassava le decime dai contadini. Da qui, per cattiva comprensione della relazione con il mondo ecclesiastico, il martedì grasso è stato usato per designare l’ultimo giorno prima della Quaresima».