Perché il caffè espresso non sarà (per ora) patrimonio dell’Unesco?

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Esito negativo da parte della commissione dell’Unesco: la lirica ha vinto sul caffè espresso

Il caffè espresso non sarà patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco. Non per il momento, almeno. Ci avevano riempito di aspettativa, tanto che ci aspettavamo, quasi convinti, che la candidatura del “caffè italiano espresso tra cultura, rituali, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli” sarebbe stata certamente confermata. Invece, il verdetto della commissione nazionale per l’Unesco è stato negativo. La commissione presieduta Franco Bernabè ha preferito approvare la candidatura dell’arte italiana dell’Opera lirica, che sarà dunque presentata al Comitato intergovernativo per il ciclo 2023.

Com’è andato l’iter della candidatura del caffè?

La candidatura del caffè espresso era stata proposta dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L’obiettivo finale sarebbe stata la valorizzazione delle tradizioni italiane legate ad una delle bevande più popolari del mondo e che da Napoli a Venezia ha sviluppato una storia secolare – e alla valorizzazione della tradizione, noi di QUI Eventi, teniamo molto.

“Di fatto riconosciamo il valore della tazzina di caffè a tutte le latitudini del nostro Paese. È uno di quei momenti importanti per l’Italia perché riusciamo a far capire quali sono le nostre eccellenze e proporle alle comunità internazionali con serietà e credibilità forse come nessun altro”, aveva detto il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli alla presentazione della candidatura. “Il caffè per noi non è solo un prodotto, è qualcosa che unisce una grande famiglia che è l’Italia”, il commento del sottosegretario Gianmarco Centinaio, con delega all’Unesco. “Il riconoscimento del caffè completerebbe per la Regione Campania il trittico con la dieta mediterranea e la pizza. Un caffè è l’Italia nel mondo, c’è una filosofia di vita che ci rappresenta”, aveva evidenziato invece il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

L’Italia aveva dunque individuato undici comunità emblematiche del caffè (Torino, Milano, Venezia, Trieste, Bologna, Roma, Napoli, Lecce, Pescara, Palermo e Modica, che hanno sottoscritto la Carta dei Valori del Rito dell’Espresso italiano con i valori degni di essere condivisi con l’intera umanità) e inviato il dossier per la candidatura.

L’esito e il commento della commissione Unesco

Niente da fare, tuttavia. La lirica ha avuto la meglio sul caffè. Ad annunciare il verdetto è stata la stessa l’Unesco sul proprio sito sottolineando che, nonostante l’esito della votazione, “il dossier della candidatura del caffè espresso è stato molto apprezzato dai membri del Direttivo”.

“The Art of Italian Opera Singing – si legge sul sito dell’organizzazione delle Nazioni Unite – è nata dall’evoluzione del linguaggio italiano nel 17mo secolo nell’Italia Centrale per poi espandersi in tutta la penisola e successivamente all’estero, grazie all’emigrazione di cantanti lirici e di produttori teatrali. L’arte del canto lirico ha giocato storicamente una funzione di aggregazione sociale attraverso la condivisione di competenze e capacità musicali e letterarie e l’utilizzo di spazi acustici naturali o tradizionalmente delimitati, nei quali non è necessario utilizzare strumenti tecnologici di riproduzione della voce grazie alla potenza della voce dei cantanti lirici”.

Siamo contenti lo stesso, alla fin della fiera. Anzi, la promozione della lirica italiana ci riempie di gioia. LEGGI ANCHE – Perché il cioccolato di Modica è così speciale?