Polenta: nera, gialla o taragna?

polenta-gialla-nera-taragna

La polenta si mangiava anche nell’antichità. Oggi ogni Regione ha la sua variante

Nera, gialla, taragna: sono queste le tre tipologie più conosciute di polenta. Quella nera è a base di grano saraceno a grana medio-grossa, con un sapore forte e leggermente aromatico. Quella gialla, a base di farina di mais, si divide a sua volta in più categorie: può essere bramata, e cioè a grana grossa e dalla consistenza grezza e rugosa, o fioretto, a grana finissima e pronta in pochi minuti. La polenta taragna, infine, è quella a base di farina integrale di grano mista a grano saraceno.

Ad ogni regione la sua polenta

Girando per l’Italia, ci renderemo conto che ogni regione ha la sua polenta. In Lombardia la amano gialla oppure taragna, insaporita con formaggio e burro fuso. In Val d’Aosta, invece, la polenta è generalmente concia, e cioè condita con formaggi fusi e dal sapore intenso, come fontina o toma. In Piemonte viene mangiata direttamente dal tagliere ed è accompagnata con salse dolci, uova e latte.

In Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia si serve spesso con il sugo di pomodoro e carne di maiale, mentre in Campania e Puglia la fanno fritta e croccante. In Sardegna invece è preparata con la farina di orzo ed è cotta nel brodo di carne.

Un alimento povero ma completo

Da sempre è chiamata “piatto dei poveri” perché fatto solo di acqua e farina di cereali. Nonostante i pochi ingredienti, tuttavia, la polenta è un alimento completo, ricco di benefici e proprietà in tutte le sue versioni. Inoltre, essendo un priva di glutine, la polenta è adatta anche ai celiaci e a chi è intollerante al glutine.

La mangiavano anche gli antichi romani!

Le testimonianze dei semi rinvenuti negli scavi ci dicono che la polenta è un alimento antichissimo, già conosciuto dall’uomo delle caverne, dai Babilonesi agli Assiri, dagli Egiziani ai Greci. Il termine “polenta”, inoltre, deriva dal latino “puls”, una polenta di farro che costituiva una grossa parte della dieta degli antichi romani.