Stagionalità: l’importanza degli alimenti al momento giusto

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E non solo per noi: la stagionalità è anche una questione di tutela dell’ambiente

Stagionalità: che cosa si intende esattamente? Quando parliamo di stagionalità del cibo, ci riferiamo a quel carattere che definisce i prodotti alimentari (principalmente frutta, verdura, funghi e pesce) che naturalmente e grazie alla loro ciclo di vita sono al punto di consumo ottimale in un preciso periodo dell’anno.

Ecco perché, in teoria, le ciliegie si trovano in estate, la zucca in autunno e il broccolo in inverno: perché, sempre in teoria, sono stati raccolti al loro miglior punto di maturazione, e perché, in quel particolare momento, contengono il più alto livello di proprietà organolettiche, come gusto, aroma e aspetto.

“In teoria”, perché oggi la tecnologia rende possibile l’acquisto di pesche e albicocche in inverno e arance in primavera, dunque dimenticando il concetto di stagionalità.

Perché per la scienza la stagionalità è così importante

Scienziati e ricercatori, però, suggeriscono che dovremmo evitare il consumo di certi alimenti se la stagionalità non viene rispettata. Come mai? La ragione principale è che gli alimenti che vengono prodotti fuori stagione presentano in realtà valori nutrizionali fondamentalmente compromessi in quanto sono spesso spruzzati con sostanze chimiche di ogni genere. La loro coltivazione deve infatti sopravvivere ad una stagione che non è la solita.

Ecco anche perché gli alimenti stagionali sono più economici da produrre e, di conseguenza, più convenienti da acquistare. Chi ci perde, alla fine, è il consumatore, che sta pagando per conservanti nocivi e non per un’alimentazione sana.

La stagionalità è anche una questione di tutela dell’ambiente

Ma non solo. Frutta e verdura di stagione fanno bene anche all’ambiente. Più locale è quello che si mangia, più basse sono le probabilità di utilizzare cibo che è stato trasportato per migliaia di chilometri da un paese all’altro. Non è un caso che acclamati chef e buongustai come Gordon Ramsay insistano per introdurre nei loro menu prodotti di stagione provenienti da produzioni locali.

L’attenzione in cucina, insomma, dovrebbe sempre rivolgersi non solo alla bontà nutrizionale che deriva naturalmente dal cibo, ma anche alla sostenibilità ed alla tracciabilità di ciò che viene proposto.

La natura, in fondo, segue un ciclo proprio per una certa ragione. E mangiare secondo natura, in questo senso, aiuta anche a conoscere il valore e lo sforzo coinvolti nella produzione e a mantenere una dieta più varia, poiché consapevoli della gamma di cibo buono e potenzialmente disponibile.

Ricapitolando: le arance crescono durante l’inverno (e, quindi, se acquistate in estate non proverranno da un luogo nelle vicinanze); le fragole sono tipiche della primavera; l’anguria, i cetrioli e le zucchine dell’estate; i funghi, le castagne e le patate dolci dell’autunno.

I nostri antenati potrebbero aver mangiato cibo di stagione solo perché non avevano molta scelta. Noi, oggi, siamo in grado di fare una scelta informata e istruita, optando per quei cibi che sono cresciuti stagionalmente. Come si suol dire, non siamo forse proprio quello che mangiamo?

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